La Nave delle emozioni
BIANCO LUMINOSO
Il primo
anno alla facoltà di architettura è una scoperta continua, un ricevere
incessante di input, emozioni, relazioni con il prossimo, scoperta di se stessi
… e di IMPRINTING.
Nel mio
caso, a livello di nozioni architettoniche partivo da zero, le mie conoscenze
non superavano i tre ordini che disegni anche alle medie : dorico, ionico e
corinzio.
Nella
vita, ogni esperienza, anche piccola, comporta un imprinting che spesso rimane
latente in noi … in attesa di emergere in qualche modo.
Ma il
primo anno qui a Valle Giulia, il professor Architetto Luca Ribichini ci
accompagnò a visitare la Chiesa del Giubileo di Richard Meyer, nota anche come “Chiesa
di Dio Padre Misericordioso”.
Il
professore insegnava Scienza della rappresentazione, fan accanito di Le
Corbuisier, sin dal primo giorno ha spiegato con passione i tratti e gli
elementi che caratterizzano un’opera e in che modo “studiarla” anche con un
semplice sguardo, cogliendone i tratti distintivi con carta e penna.
Ed è li
che per la prima volta credo di aver percepito a livello creativo (dal punto di
vista compositivo-architettonico ) l’IMPRINTING maggiore.
Il giorno
della visita non sapevamo bene cosa aspettarci, nessuno aveva fatto ricerche
online prima del sopralluogo, nessuno immaginava cosa si sarebbe trovato di
fronte.
Nel
quartiere di Tor tre teste, la Chiesa di Dio Padre Misericordioso è una perla
su un fondale sabbioso, un diamante incastonato su un anello di ferro, o ghisa
… insomma a livello di Scena Urbana questo edificio spicca rispetto al contesto
dal forte carattere popolare.
Ma la
vera meraviglia non è il prospetto, bensì il mondo di luce che si cela
all’interno: il bianco riflette la luce facendola arrivare in ogni punto degli
ambienti, l’effetto non era quello di essere all’interno di una chiesa, bensì
all’interno di uno spazio sacro ma costruito per le persone, accessibile,
accogliente, per niente austero, e all’avanguardia.
Quadrato
e cerchio: umano e divino
Questo
edificio riunisce spazio liturgico (destinato alla parte ecclesiastica) e spazio
parrocchiale ( destinato invece alla comunità), pur
distinguendoli attraverso le forme. Infatti, lo spazio sacro, che si trova
sulla sinistra, è scandito da tre gusci bianchi, simili alle vele di una
nave, che proteggono la chiesa gonfiate da un vento proveniente da nord.
Al centro
dell’edificio, un grande muro verticale divide l’aula liturgica dagli spazi
dedicati alla parrocchia, questi ultimi dalle forme scavate e squadrate.
Si tratta ancora una volta del simbolismo
spesso usato dagli architetti per gli edifici sacri (vedi Mario Botta e Alvaro
Siza): porzioni di cerchio, che simboleggia il divino, si affiancano a forme
squadrate, dove il quadrato richiama la dimensione umana. In questo caso,
cerchio e quadrato non si fondono insieme, bensì il cerchio accoglie la chiesa
e il quadrato gli ambienti parrocchiali.
Alla
domanda “Perché il bianco ?” posta a R.Meyer durante un’intervista, lui rispose
:
“Su una
superficie bianca si legge con più chiarezza il passare delle ore e delle
stagioni, è più facile vedere i cambiamenti della natura, il mutare delle condizioni
atmosferiche, i passaggi cromatici, i colori del sole . Usando il bianco
apprezziamo di più i colori e i colori sono OVUNQUE INTORNO A NOI, ne
percepiamo meglio la varietà dei riflessi…”
Per
quanto riguarda la relazione con il contesto (ovvero la scena Urbana, Meyer
aggiunge: “ il bianco aiuta a rivelare con più chiarezza la tua idea
dell’architettura, aiuta per contrasto con il mondo che circonda l’edificio a
renderne più leggibili le linee, la sequenza degli spazi, e riesce a convivere
perfettamente con la trasparenza, che per me è un elemento molto importante,
rende più facile capire come è concepito l’edificio.
Una parte anche di REBUILDING NATURE !!
Lo spazio compreso tra i gusci è
chiuso da una copertura vetrata, che permette quindi l’ingresso della luce
dall’alto, ma non solo: infatti, all’alba e al tramonto, la luce che entra
rispettivamente dall’ingresso e dal presbiterio, crea scenografici effetti
luminosi. I gusci bianchi sono composti da conci prefabbricati di nuovo
calcestruzzo elaborato da Italcementi, chiamato cemento Bianco TX Millennium.
Sulla superficie dei conci, sono presenti delle particelle di
fotocatalizzatori, che ossidano gli agenti inquinanti organici e inorganici con
cui vengono a contatto, trasformandoli in anidride carbonica.
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